Il 19 maggio alle 15,00 all'ADA LAB di Vicenza parlerò di Dystopialand, il mio ultimo libro.
I "DIY RESISTANCE", i miei libri: UNCUOREBESTIALE, UNO IN MENO, RESISTENZE, DYSTOPIALAND, JEANNE ETOILE DE COMBAT. (Questo era il blog del COLLETTIVO ANTISPECISTA BS, e continua perciò a rimanere un blog antifascista e antispecista, contro il vuoto culturale e politico della nostra epoca, contro chi lucra sul sangue e sulla vita degli animali). Go Vegan / Go Alf
martedì 14 maggio 2013
INTRODUZIONE.
IMPEGNATEVI
PERCHE' IL FUTURO DEL MONDO NON SIA QUESTO.
Dystopialand
è
principalmente la descrizione di un possibile futuro: non di un
futuro possibile (c'è una bella differenza, in questo caso, se si
invertono aggettivo e sostantivo). In questo romanzo, anzi, viene
tratteggiato quello che, a tutti gli effetti, è un futuro
impossibile, nel senso di intollerabile, non tanto in quello di
irrealizzabile (purtroppo).
Dystopialand
è la terra (ovviamente desolata) della distopia, vale a dire
dell'utopia negativa, della quale mi sono servita per riprodurre un
sistema sociale ripugnante sotto tutti i punti di vista.
Dystopialand
è
il
futuro che nessuno vorrebbe, ma che tutti i giorni si affaccia
minaccioso nel nostro presente, e talvolta sembra essere già qua.
Il
primo “abbozzo di scaletta” di questo lavoro risale all'ormai
lontano 9 gennaio del 2001: questa è la data che ho riportato su un
foglio su cui ho cercato di delineare uno schema del romanzo
suddiviso per punti salienti.
Dopo
aver buttato giù a penna qualche episodio per un totale di circa una
cinquantina di pagine, ho interrotto il lavoro per dedicarmi ad
altro: si è trattato di una pausa molto lunga, nella quale comunque
ho pensato spesso alle vicende e agli spunti che avrei voluto
esporre, non mancando di raccogliere appunti sparsi che ho cercato di
conservare alla bell'e meglio.
Solo
nel 2007 ho ripreso in mano Dystopialand
(che allora, tuttavia, non aveva ancora un titolo) e mi ci sono
dedicata con una certa regolarità, pubblicandone anche alcuni
estratti sul web. Dopo l'interruzione dell'estate 2011, quando sono
stata impegnata con la stampa dei miei primi tre libri
(Uncuorebestiale,
Uno
in meno
e Resistenze),
mi sono buttata a capofitto nella diciannovesima stesura di Jeanne
Etoile de Combat,
terminata a marzo 2012, e solo dopo questa data sono tornata ad
occuparmi di Dystopialand,
le cui revisioni hanno avuto termine esattamente un anno dopo.
In
questo lavoro, come dicevo all'inizio, ho dunque inteso rappresentare
un futuro “impossibile”, mostruoso, allo scopo di invitare a una
riflessione sul presente.
L'azione
del libro si svolge intorno al 2200, in una immensa megalopoli
chiamata Molochia.
Molochia
altro non è che una delle tante espressioni di una società
irrimediabilmente guastata, dove tutto è capovolto: fino
all'esasperazione, fino al grottesco. Per fare un esempio, i tristi e
frequenti rigurgiti razzisti dei nostri giorni sono simboleggiati
dall'altissima recinzione metallica che circonda il nucleo centrale
di Molochia (abitato dai cosiddetti cittadini perbene), separandolo
dalla Merdopoli, il ghetto dei “quartieri obitorio” ove vengono
relegati tutti gli individui che non contribuiscono alla prosperità
e al benessere della cittadinanza.
A
Molochia, ossia all'interno di questo infernale contenitore fatto di
ferocia e incoscienza, cercano di resistere -ciascuno a suo modo-
cinque personaggi: Beast, Barry, Nikolaj, Soledad e Victoria.
A
parte i primi due (l'enigmatico Beast e il suo amico lupo, Barry) che
si muovono quasi sempre assieme, le vicende degli altri vengono
presentate separatamente, almeno nella prima parte. Nikolaj è un
giovane poeta, un idealista che pagherà caro il suo amore per i
libri e la letteratura; Soledad è una ragazza cresciuta in
solitudine, figlia di nessuno, un timido fiore in una crudele distesa
d'asfalto; mentre Victoria è una donna trans, colei che, tramite le
sue vicende, mi ha anche offerto lo spunto per parlare di disagio e
discriminazioni.
Debbo
confessare che l'estrapolazione di odierne consuetudini e tendenze
spinta fino agli effetti più rovinosi mi ha causato un certo
imbarazzo. Spesso sono arrivata a chiedermi se stessi esagerando con
la narrazione di certe scene: poi mi capitava di leggere le pagine di
cronaca di quotidiani sfogliati a caso e vi trovavo articoli i cui
contenuti superavano di gran lunga la più catastrofica fantasia.
Ma
la crudezza dell'esposizione credo abbia conferito una certa fluidità
alla rappresentazione delle scene stesse: l'aspro e crudele realismo
di talune immagini viene contrapposto allo spessore di pensieri e
sentimenti che non vogliono arrendersi dinanzi allo sfacelo.
Sfacelo
i cui molteplici e angosciosi aspetti inevitabilmente confluiscono
nell'immensa poesia della natura che risucchia e dimentica, che si
manifesta e si compie con le eterne leggi di distruzione e
riproduzione, indifferente a tutto, anche a quegli umani che si
credono padroni dell'universo.
Questa
è una storia in cui l'elemento surreale la fa da padrone, per
permettermi paradossalmente di analizzare meglio il reale; ho voluto
mettere sotto una lente di ingrandimento le storture, le assurdità e
gli orrori della nostra epoca per mostrarli da vicino, compiutamente:
e quella lente sono i duecento anni che ci separano dal futuro in cui
si svolge l'azione del libro.
In
definitiva, mi pare alquanto azzeccato attribuire per prosopopea a
questa presentazione le prime parole che Dante e Virgilio lessero
alla sommità della porta attraverso la quale entrarono nel vestibolo
del regno del dolore, la terzina d'esordio della scritta che
costituisce i nove versi iniziali del terzo canto dell'Inferno e si
conclude con il celebre “LASCIATE OGNE SPERANZA, VOI CH'INTRATE”
:
“PER
ME SI VA NE LA CITTÀ
DOLENTE,
PER
ME SI VA NE L'ETTERNO DOLORE,
PER
ME SI VA TRA LA PERDUTA GENTE.”
Barbara
X,
marzo
2013
I “DIY RESISTANCE”
sono i miei libri, la materializzazione di un'utopia, lo scrivere
senza essere soggetti ad alcuna legge. I “DIY RESISTANCE” sono i
libri fuori dal mercato, letteratura veramente libera e antagonista,
autoprodotta e autogestita, che rifugge per ovvie ragioni l'ignominia
autoritaria dell'industria culturale. Le pagine dei “DIY
RESISTANCE” sono in carta ecologica riciclata al 100% e sbiancata
senza cloro.
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