Nelle ultime settimane, nella piccola
grande galassia animalista e antispecista, sembra essere molto in voga
una determinata disciplina: ovverosia la stesura di articoli, resoconti,
cronache, commenti e via dicendo sulla giornata dello scorso 20
ottobre, su quelli che -giornalisticamente parlando- qualcuno definisce
come "i fatti di Correzzana".
Dato che sono stata la
sostenitrice di una delle parti in causa, e considerati i suggerimenti
di alcuni amici e amiche, decido di cimentarmi anch'io nel redigere
alcune valutazioni personali riguardo alla giornata del 20 ottobre.
Quel sabato, finalmente, si è deciso di
dare un segnale forte e di carattere politico a tutti i partecipanti: si
è cercato di far capir loro, tramite una presenza abbastanza compatta
di antifasciste e antifascisti, che tutti i soggetti interessati alla
battaglia antispecista che abbracciano pseudoideologie di destra (più o
meno estrema) non sono e non saranno mai i benvenuti a manifestazioni
per la liberazione animale.
Per qualche ora, forse per un giorno, è
sembrato che l'azione antifascista avesse sortito i suoi effetti.
Purtroppo però bisognava ancora fare i conti con le parole e i
comunicati di chi quella manifestazione l'ha vissuta e sostenuta da
vicino.
Perché è stato in questa successiva fase
che si è rivelata una certa impreparazione storica e sociale da parte
di molti commentatori più o meno improvvisati che, come me, abbracciano
la filosofia antispecista.
Si sono sentite frasi più o meno
deliranti di questo tenore: "Che ne sai se un giorno un fascista può
comprendere che la sua ideologia è sbagliata?" "Non puoi allontanare i
fascisti usando i loro mezzi: altrimenti sei fascista pure tu"
"Prendiamo le distanze dagli idioti che hanno preso parte a cori
offensivi" ecc.
Queste, e tante altre amenità di questo
genere, mi hanno spinto a buttar giù queste righe con le quali intendo
evidenziare una determinata quanto evidente scollatura dell'enclave
antispecista nei confronti del movimento antagonista.
Molti degli equivoci in ambito
animalista/antispecista hanno origine dalla convinzione (evidentemente
errata) secondo cui essere antispecisti ti permetterebbe di essere
"antitutto": questo non è vero.
Ci sono tanti antispecisti che non sono
antifascisti; ci sono antispecisti appartenenti all'area delle destre
(più o meno estreme); antispecisti omo/transfobici; antispecisti
sessisti; antispecisti razzisti e via dicendo. Ci sono cioè individui
vegani e che non considerano inferiore a se stessi nessun altro essere
vivente altro-da-umano, che hanno tuttavia serie difficoltà a
relazionarsi con un migrante o con un'altra persona a vario titolo
discriminata per la sua diversità.
L'antispecismo non va posto al di sopra
di tutto: è una parte del tutto, una parte che, col trascorrere del
tempo, acquista certamente di importanza e si arricchisce di
significato. Tuttavia anche gli antispecisti volgono la propria
attenzione verso una determinata prospettiva sociale: e a seconda delle
scelte che compiono (a partire dalla banalità del quotidiano), assumono
una determinata posizione politica, a prescindere dal fatto che
conferiscano pari dignità e diritti agli altro-da-umani.
In linea teorica è una bestemmia; ma da un punto di vista pratico certi atteggiamenti sono realtà di tutti i giorni.
Del resto (e non lo scopro certo io) vi
è -ahimè- una grande quantità di antifascisti, anarchici, comunisti,
antirazzisti che se ne impipano della questione animale e che mangiano
carne: costoro sono dunque specisti, pur battendosi per i diritti degli
esseri umani.
L'antispecismo non può essere di destra?
Certo, se si hanno le fette di melanzane davanti agli occhi non si può
che "vederla" così. Ma all'atto pratico (ciò che evidentemente interessa
maggiormente) vi è un elevato numero di antispecisti che per
formazione, atteggiamenti e addirittura simpatie volgono il proprio
sguardo, più o meno consapevolmente (occorre sottolinearlo), verso la
destra in tutte le sue sfumature.
Chi tende al cosiddetto superamento
della contrapposizione destra/sinistra è suo malgrado fautore
dell'instaurazione di una grande destra informale, che oggigiorno è
presente in ogni ambito e trae linfa dall'apoliticismo, da sempre l'arma
al servizio delle destre.
Ecco perché è fondamentale puntare
all'unificazione (ed equiparazione) delle battaglie per i diritti,
creando connessioni, intersezioni, ponti: sotto quest'ottica,
l'antispecismo non può che essere antifascista, e le battaglie per i
diritti degli umani oppressi devono cominciare necessariamente a
contemplare anche la liberazione animale.
Rimane il fatto che il concetto
di nonviolenza di molti antispecisti è sovente un impulso privo di
finalità concrete, derivante da un certo tipo di formazione, sociale e
politica. Senza considerare che la confusione, troppo spesso, regna
sovrana: molte delle critiche giunte agli antifascisti e alle
antifasciste nel dopo Correzzana, provengono da attivisti antispecisti
che su internet augurano regolarmente le peggiori torture ai
maltrattatori di animali. Come mai, allora, tutta questa indulgenza
verso i fascisti?
Da sempre (ce lo insegna la storia) il
nemico nazifascista è stato combattuto con l'intransigenza (e con le
armi, se consideriamo la Resistenza Partigiana): dovrei forse dolermene?
Vicinissimo a dove sono nata io, un
gruppo di partigiani ha fatto saltare in aria una jeep con a bordo tre
figuri dell'allora comando locale della Gestapo: dovrei essere
dispiaciuta per questo che, per fortuna, non è stato l'unico atto di una
guerra che ha portato alla Liberazione?
Chiaramente, no. Questa non è cieca
violenza: è una prova di forza con la quale la società civile ha voluto
salvaguardarsi dal pericolo nazifascista. E' ora di finirla col mettere
sempre tutto sullo stesso piano. Se su un tavolo abbiamo un piatto di
fusilli al pomodoro e arriva qualcuno che pretende di affiancargli un
piatto pieno di merda, gli si dice di no: gli si dice di no perché fa
schifo, perché è sbagliato. Ecco cosa manca alla società di oggi: la
capacità di discernimento, la volontà di separare ciò che è giusto da
ciò che è sbagliato.
Tornando al 20 ottobre (e cambiando
discorso), bisognava parlare chiaro sin dall'inizio: bisognava dire agli
antifascisti, appena arrivati, di non adottare nessuna misura per
cacciare i fascisti presenti; non bisognava lasciare che gli
antifascisti si facessero tutto il corteo in coda, a fare da muro; e non
bisognava nemmeno consentire agli stessi di giungere al termine del
corteo. Mi sembra davvero troppo comodo servirsi di antifascisti e
antifasciste per allontanare certa gentaglia, per poi infangarli e
compiacere così a quella stessa gentaglia. Chi ha fatto questo lavoro
sporco, sono compagne e compagni che conoscono bene le dinamiche di
piazza e che hanno utilizzato determinati striscioni, bandiere, cori in
una situazione di tensione, per mantenere il sopravvento su chi non era
bene accetto. Oltre al "muro", non ci sono altri mezzi non violenti per
tenere distanti i nazifascisti.
Certe tiratine d'orecchi agli antifa da
parte di alcuni antispecisti suonano dunque assai strane: erano
questioni che si potevano chiarire in privato, senza sbandierarle a
sorpresa nei comunicati ufficiali. Ed è pure deprimente leggere che i
fascisti andavano cacciati da quel corteo in virtù del fango tirato
addosso a chi si è battuto seriamente per la liberazione animale, e non
per la loro ideologia di tenebre e morte.
Certe cose sarebbero da dire a quegli
"idioti" di partigiane e partigiani che sono ancora vivi e che hanno
sparato e fatto attentati per distruggere il mostro nazifascista anche
per coloro che, con violenza e disprezzo, hanno insultato e infangato i
compagni e le compagne presenti a Correzzana. Alle volte, stare dietro
così insulsamente alla propaganda delle destre degli ultimi due tre
decenni gioca brutti scherzi.
Ho letto valutazioni e commenti su
internet di una violenza e di un odio spaventosi: e tralascio le idiozie
scritte dai fascisti e dagli apolitici (quelle fanno ridere, tanto sono
penose). Mi è capitato di leggere pensieri patetici che non hanno
alcuna aderenza con la realtà, sia della Resistenza che dei nostri
giorni.
Fuori da certo antispecismo, quando c'è
il sentore che qualche scelta adottata in un'azione possa essere oggetto
di strumentalizzazioni da parte di qualcuno di destra, ci si guarda
bene dal sottolinearla, rimarcarla, ecc. Oggi invece, da buona parte
della galassia animalista/antispecista, si fanno grandi riverenze alle
sensibilità (?) delle varie destre e dei benpensanti, con la scusa
ipocrita di una nonviolenza che è solo fair-play deteriore, che nulla
c'entra con la filosofia antispecista (ricordiamoci sempre che
l'antispecismo è un campo dell'umano), con la storia e con questo
sistema che reprime, - e che non trova alcun riscontro nella natura di
nessun essere vivente. Un conto è essere antispecisti, un altro è essere
fuori dalla realtà.
Riguardo ai fatti del 20 ottobre, ancora
non ho capito di quale violenza si vada cianciando. La sana
intransigenza mostrata da antifascisti e antifasciste quel giorno è una
cosa, la violenza fisica un'altra. E' brutto e sospetto il gettare
pubblicamente fango addosso a delle persone che si tengono ben stretti i
loro ideali. L'unica violenza, sotto gli occhi di tutti e tutte, si
è verificata nei giorni successivi, sui social network, sul web:
un'infamata dietro l'altra, un prendere le distanze dall'antifascismo
militante che mi spiega come mai molti antispecisti prendano pure le
distanze -nei fatti, anche se non nelle parole- dalle tematiche
antirazziste, anti omo/transfobiche, antisessiste. Più in
generale, certe prese di posizione improntate al buonismo e a una non
meglio precisata nonviolenza, costituiscono un grave passo indietro: una
vera e propria chiusura verso le tematiche antifasciste, una posizione
ipocrita da parte di chi afferma di battersi contro la violenza e poi
sostiene tesi quantomeno imbarazzanti sotto tanti profili, corredandole
di insulti verso gli antifascisti: "Idioti" "Coglioni" "Poveretti"...
Questo è inaccettabile, e facilita nel
comprendere quanto e come certe persone siano calate nei tristi e
squallidi tempi che stiamo subendo (non già vivendo), tempi che vedono
quasi un'intera società assumere atteggiamenti, pensieri ed espressioni
tipicamente riconducibili alla destra.
La violenza è anche e soprattutto
questa: condannare chi non vuole rinunciare a quella sana combattività
che, fino a pochi anni fa, contraddistingueva tutti i movimenti.
Dunque risulta perfettamente inutile
lamentarsi delle cosiddette infiltrazioni delle destre nei cortei
antispecisti: le destre non si fanno vive a queste manifestazioni perché
gli ideali animalisti costituiscono un poderoso richiamo per chiunque;
si fanno vive perché sanno che dall'altra parte c'è una porta socchiusa,
c'è una barriera molle...
Sono tantissimi e tantissime coloro che,
a prescindere dalla Resistenza Partigiana, non hanno la benché minima
cognizione di cosa sia la resistenza antifascista di oggi (legata
peraltro a doppio filo con quella). Nessuna conoscenza delle dinamiche
della lotta, né della "dialettica di piazza": i comunicati che ho letto
negli ultimi giorni, infarciti di passaggi che sembrano tratti da un
testo di Pansa, lo dimostrano ampiamente.
E ancora: quali e quante
applicazioni pratiche possono trovare nella realtà di una società
violenta, feroce come la nostra, le idee antispeciste relative a una
rigorosa nonviolenza? In una situazione estrema, è nella natura di
qualsiasi essere vivente ricorrere all'autodifesa. Negli ultimi giorni
ho letto di argomentazioni completamente antinaturali e contro ogni
logica. Che razza di storiella è quella dell'accusa del combattere il
nemico, mettendosi così sul suo stesso piano? E allora, partigiane e
partigiani erano nazisti perché sparavano alle SS? E' evidente che c'è
qualcosa che non va, se si arriva a queste conclusioni, qualcosa che non
va dal punto di vista della memoria storica, della cultura, della
capacità di giudizio e discernimento.
In definitiva, sono state criticate
e ingigantite in modo assai sospetto (e pericoloso) certe scelte
adottate da antifasciste e antifascisti il 20. Bene. La prossima volta,
mi sa tanto che verrà lasciato ampio spazio ai moderati e alla barriera
molle; saranno loro ad andare dai nazisti e dai fascisti che si
ripresenteranno alla manifestazione di turno: voglio proprio vedere
quali mezzi adotteranno per allontanarli (ammesso che gliene interessi
per davvero): un viso imbronciato e una fronte corrugata non sono
sufficienti, lo dico prima...
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